giovedì 16 maggio 2019

Lucia Triolo, Metafisiche rallentate, Bibliotheka.


                                                                                                                            Di Federico Preziosi 

L’avevamo lasciata con l’amore ai tempi delle favole, nell’opera precedente “E dietro le spalle gli occhi”. Questa volta  Lucia Triolo, vincitrice della sezione Libri inediti della XI edizione del Premio Alberoandronico, torna con "Metafisiche rallentate", un’opera più ambiziosa e pregna di un mood totalmente diverso rispetto alla silloge precedente. Edita da Bibliotheka con la minuziosa prefazione di Armando Saveriano, Metafisiche rallentate dismette quasi del tutto i panni della favola: qui le poesie sembrerebbero rievocare un sapore quasi più filosofico, eppure quella di Lucia Triolo sembra essere una metafisica basata sui sentimenti senza il bisogno di essere sentimentali. Cambiano gli scenari, di gran lunga più intimi e concettuali e dal sapore vagamente mitteleuropeo, in cui albergano la vitalità e l’impossibilità di risolvere la distanza tra l’uomo e l’ineffabile, a partire dalla malinconia, dal passato che non ritorna e, naturalmente, dalla mancanza. C’è una dimensione onirica stesa pagina per pagina, in cui si rappresenta il conflitto tra il desiderio e il sospeso, tra possibile e impossibile: «E non c’è più fine/ quando amare/ diviene/ l’esecuzione continua/ della tua condanna/ a morte» la poeta intona un canto lapidario, “condanna a morte”, una perfetta immagine in cui la sospensione e l’indefinito non lasciano spazio ad una vita reale.

giovedì 2 maggio 2019

Versonador – Scenari della mente di Armando Saveriano

Di Federico Preziosi




Armando Saveriano
Sulla quasi trentennale esperienza poetica di Armando Saveriano ci sarebbe molto da dire a proposito delle evoluzioni, le suggestioni e anche riguardo alla ricchezza tematica dispiegata in versi dati alle stampe dapprima autonomamente e, successivamente, approdati su carta grazie ad alcune piccole case editrici. 

Lo stile attuale del poeta irpino appare piuttosto riconoscibile: i versi si presentano prevalentemente brevi, ma disciolti in lunghi monologhi privi di punteggiatura, pezzi impreziositi da una ricerca e un sentire lessicale fervido e vulcanico. Una poesia dedita al teatro, all’impressione e all’immedesimazione, che non rinuncia a un pizzico di improvvisazione e al tempo stesso strizza l’occhio alla confessional poetry. Coloro i quali nell’era di Facebook seguono Saveriano con cadenza quotidiana sono al corrente di certe espressioni poetiche. Tuttavia uno stile, anche solo per consolidarsi o crescere, ha bisogno di tappe che nel succedersi possono rivelarsi ugualmente interessanti, non solo al fine di rintracciare punti di approdo e di rottura di una determinata poetica, ma anche perché potrebbero costituire focus di interesse di per sé, autonomamente, tralasciando l’evoluzione ed il relativo giudizio.