Poesia di viandante quella di Luca Crastolla, una poesia che si impregna dell'umido della roccia su cui scivola un uomo attrezzato ma non sempre "cauto". Quella di Luca è una parola che affronta il rischio non di cadere ma di sdrucciolare. Ne sono un chiaro sintomo queste tre liriche scritte in occasione di un "cammino" in Lucania che, neanche a farlo apposta, porta con sé parte del nome del viandante che la visita. Quasi a voler rappresentare un incontro tra due anime distinte eppure uguali. Anonime ma mai malate di indifferenza. Le proponiamo con in calce una nota di lettura del poeta Alfonso Guida.
sabato 26 settembre 2020
sabato 19 settembre 2020
INCERTO CONFINE di Stefano Vitale e Albertina Bollati
Di Giuseppe Cerbino
Con la silloge “Incerto confine” pubblicata per "Disegno diverso" con le illustrazioni di Albertina Bollati, Stefano Vitale si conferma nella coerenza del dettato che lo connota da sempre e con cui egli fa coniugare poesia e impegno sociale: due poli che spesso vengono ritenuti inconciliabili ma che nella espressione poetica si legano grazie al potere stesso della parola.
Se è pur vero che la poesia chiama, è altresì vero
che la sua non è una chiamata alle armi ma al dolore dell'altro.
Questa constatazione si invera nella scrittura di Vitale che vede in essa una sorta di riverbero del suo impegno sociale a tutto tondo. “E' il segno di un'altra orbita”
direbbe Montale ma non possiamo ipotizzare che essa apra a una vita
migliore per me quanto piuttosto che faccia apparire una nuova
condizione per una responsabilità che permetta di riflesso una
convivenza. Vitale ne è tanto consapevole quanto dotato di
sufficiente realismo per concludere che il cammino, in tal senso, è
ancora lungo e faticoso. Ci rimane tuttavia il rimedio
dell'espressione artistica, la vera costante, in Vitale, di ogni
adesione etica che tuttavia rimane defilata irrintracciabile nella
realtà, eppure in perenne appello ai poeti.
giovedì 3 settembre 2020
Recensione ad "In canto a te", raccolta di Lucianna Argentino, (Samuele editore, 2019)
“Ha occhi verdi, ardenti, un’omelia indecente
alla mia fuga tra i pori della sua sostanza.
Ha sembianza di siepe, ma a volte
diviene un sicomoro e dalla sue spalle io
abbraccio Dio.”
Quell'amore, non qualche amore, che resta, impiantato nel ventre dalla sua nascita. Per causa, non per caso. L'amore che ruota e ritorna perché è entità naturalmente formata e che segue armonicamente il suo ellittico cammino. Non è mai andato via, è sfuggito per reggersi e non morire, per la redenzione dei corpi che non vivono senza avvinghiarsi. Un amore che si allinea al senso di grazia, cosciente del suo limite corporale, inesorabilmente valicato e strappato, dal desiderio vissuto senza pentimento.
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