di Federico Preziosi
La poesia dell’autore campano si nutre di immagini semplici, quotidiane e al
tempo stesso vivide. Tale approccio esula da un retroterra di natura
accademica: Giovanni Sepe non ha scuole alle spalle, e nemmeno
riferimenti poetici ben definibili in cui è possibile decodificarlo,
tutto sta nella naturale propensione al verso intesa come vera e
propria vocazione. Nei suoi testi il linguaggio tende alla
semplicità, talvolta anche metrica in endecasillabi spalmata su
comuni figure che afferiscono alla realtà circostante: Napoli, i
sentimenti, la famiglia, le contraddizioni della vita con forze e
debolezze, i desideri, le malinconie del presente e del passato,
anche recente.
In quest’opera, nello spiegamento del
prodigio poetico, si respira una ricerca volta all’intima
essenzialità: il peso della luce rappresenta la consapevolezza di
essere illuminati (senza il timore di essere tacciati di presunzione)
e di portare dentro sé una saggezza antica, che viene dalla vita e
non dall’”Università della vita” in cui la competenza viene
messa in discussione con argomentazioni pretestuose: "Con chi
piangerò illuminato?/L'urgenza viene/ e il silenzio preme/ e io
sotterro, nascondo il pianto/ dietro gli occhi spenti al mondo".
È il cardine dell’essere umano in quanto tale che Giovanni Sepe
porta allo scoperto, e tale espressione trova nell’autenticità la
propria dimensione immortalata con uno stile privo di enfasi, non
esente da venature sentimentali ma mai sdolcinato, una ricercarca demitizzata dalla propria persona, dunque estraneo alla cultura
romantica, e volto ad elevare le figure e le immagini che ne abitano
il vissuto. In questo chiunque può riconoscere se stesso, colti e
meno colti, ricchi e poveri, appassionati e consumatori saltuari di
poesia. Nelle liriche si percepisce un realismo del verso, inteso
come descrizione di una realtà personale e ambientale; eppure
l’azione trasfigurante del desiderio pregna i versi di ulteriore
umanità, li sottrae alla freddezza e a questi conferisce un calore
capace di orientare l’animo del lettore: un sentimento per la vita
e la poesia che è cartina tornasole dell’intera silloge. È il
peso dell’esistenza che si dispiega nelle piccole cose, quelle
davvero importanti e capaci di avvicinare tutti noi, mettendoci a
nudo, eliminando le differenze culturali, sociali ed economiche.
"È
forse trovarti a rendermi solo./ Null'altro vedo, tra le sponde di un
fiume:/ il mare è cercarti".
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