Di Federico Preziosi
Carne e ossa. Di
cos’altro è fatto un essere umano? Sì, certamente si può dire
anche di emozioni e sentimenti, eppure quanto resterebbe di queste in
assenza di carne e ossa? Da queste premesse sembra muoversi la poesia
di Marina Marchesiello contenuta nella silloge La
resurrezione necessaria, affidata alla curatela di
Giuseppe Cerbino per la collana Lepisma Floema di Controluna
Edizioni: versi dove il corpo diventa l’oggetto depositario
dell’esistenza.
Carne e ossa si pongono in relazione al tempo,
nell’arco della vita mutano nelle dimensioni e nelle forme,
costituiscono la struttura portante della parabola umana. Ciò non
deve spingere il lettore a credere di essere dinanzi a una poesia dai
toni lugubri o gotici, tutt’altro. Marina Marchesiello canta la
vita attraverso la pienezza del corpo: non esiste alcun
compimento, nessun desiderio, non restano nemmeno le emozioni una
volta che il corpo ha concluso la propria esperienza. In quest’ottica
la poesia di apertura, Sono sopravvissuta per
la bellezza, è già molto eloquente: «Sono sopravvissuta
per la bellezza / di essere rimasta sempre un corpo / con una
fantasia a parte» (p. 16), come dire, senza corpo si è già fuori
dal perimetro della vita, deprivati del proprio Essere.
«Io vago con naso / io valgo di cuore / ancora annuso / se mi viene
un ricordo lo amo / se mi viene un ricordo perdo il pelo / e le
carezze me le manda il cielo» (p.18).