domenica 11 settembre 2016

Andrea Casoli: la quotidianità del sublime

Di Giuseppe Cerbino

Andrea Casoli (Reggio Emilia 1972) ci libera dalla perversione secondo la quale la buona poesia debba essere a tutti i costi ricercata, colta, ampollosa, accessibile a pochi. Invece egli ci riconcilia finalmente, come pochi sanno fare, con il linguaggio quotidiano della vita di tutti, come direbbe Saba, della vita del padre che porta a scuola i figli, che prepara la colazione, che litiga con la moglie, che affronta le beghe con il capoufficio... e pur tuttavia quella di Casoli non è una poesia con un linguaggio dimesso o “scollacciato” da new age. La capacità che si può e si deve riconoscere a questo poeta è quella di far vedere nel linguaggio comune una insperata attesa di felicità. Ecco “il compiersi del miracolo” in maniera rovesciata rispetto a un montalismo incipiente e abusato.

 Nella poesia di Casoli non c'è traccia non solo di alcuna rinuncia a vivere ma nemmeno di alcuna rassegnazione a uno stato di cose. Casoli affida alla parola il compito di guidarci alla scoperta della bellezza della vita e lo fa in maniera straordinaria senza metterci una benda negli occhi davanti alle difficoltà; egli le attraversa, spesso le patisce portando però alla luce le stigmate di una sorprendente resurrezione che è sempre richiesta dall'esistere umano e che il poeta emiliano non dimentica mai di evocare nelle sue poesie. 
Il linguaggio chiaro talvolta inceppato in qualche imprecisione lessicale si sposa con una metrica tradizionale di cui Casoli dimostra avere una complessiva padronanza anche se non sempre rigorosa. Ottonari, novenari ed endecasillabi sono il suo metro prediletto che gli consentono una efficacia espressiva. Le parole chiave della sua poesia sono “cielo”, “bacio”, “mare”, “volo”... le parole degli affetti... le parole di un amore scalfito, colpito, escoriato, ribaltato ma mai... mai sconfitto.

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DI UN QUADRO
Di un fiume soltanto le foci,
di un sogno parole incapaci
di darmi momenti felici,
di un mare due spruzzi veloci:
di un quadro ho dipinto cornici
per anni in assenza di baci.
Adesso pennello anche un soffio
di vento che muove un capello,
adesso disegno anche un graffio
di un gatto un pochino ribelle,
adesso il destino è una stella
che brilla e ha una faccia più bella:
da quando mi hai dato la mano
di un quadro dipingo un puntino
e attorno ci vola un gabbiano...
***
REGALAMI UN MINUTO
Regalami un minuto,
uno soltanto,
di tutto il tuo tempo dei sogni
e baciami in bocca il domani.
Attendi un secondo qui accanto
che il nostro futuro ci sfiori
poi dimmi se c'ero, se c'eri.
***
SU UN FILO D'ERBA
Su un filo d'erba lungo
sta scritto tutto quanto mi riguardi,
su quello appena accanto,
pestato nel silenzio, i miei ricordi
e un pianto che c'è stato, adesso spento.
Su un tuo capello biondo,
posato tra le dita,
ho letto l'infinito del mio mondo
e tutta la mia vita in un momento
***
LA CASA
E luccicava un bacio alla mattina
tra quattro mura buie e un poco strette.
Così s'apriva il cielo ed in cucina
dell'orologio appeso le lancette
giravano veloci in tutti i sensi.
La casa è un mondo enorme se ci pensi:
ha dentro i nostri mari e i nostri monti,
la pioggia il sole il vento e gli orizzonti
e tu che con un bacio li racconti...
***
E RIEMPIMI
E svuotami del tempo che non passa,
delle parole dolci andate a male,
del freddo che mi brucia e che s'ammassa
e sale dentro le ossa e ci risale.
E svuotami commossa di un tardivo
rimorso terminale,
dei sogni fatti senza uno speciale
racconto di un amore ancora vivo.
E svuotami del tempo improduttivo,
del cielo che nasconde le tue stelle,
del vento che raccoglie ma non spazza,
del nero che mi stanca e non rilassa,
di tutta la mia pelle.
E riempimi i minuti di un ribelle
cammino tra le nuvole ed i venti.
E riempimi la vita che m'inventi
di un bacio intenso e lento come un mare,
che attende sempre un'onda a continuare.
E riempimi il futuro del passato
di un bacio un po' più lungo, interminato.
***
IL TEMPO
Le stelle che accompagnano la luna
stanotte sono grandi come gli occhi
che sanno ricordarmi la fortuna
nella mattina dopo, nei rintocchi
di questa vita immersa nei balocchi
di bimbe che mi fanno respirare
l'aria pura che come neve a fiocchi
qui cade e poi riprende già a volare
Non voglio ribellarmi a questo mare
a queste cavalcate sopra l'onde
Il vento che mi spinge a continuare
trascina tutto quanto e lo confonde
Non dormo un letto saldo e con le sponde
eppure il mio domani qui risiede
fra mille bamboline e mi risponde
che il tempo non domanda e mica chiede
Il tempo lui fa finta ma ti vede
ti guarda ti fa scherzi ed importuna
ma quando t'addormenti ti da fede
ti porta tra le stelle sulla luna.

2 commenti:

  1. Veramente interessante questo autore... A parte gli scherzi grazie ancora Giuseppe

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  2. Tutte molto belle, parole che fanno riflettere sul quotidiano vissuto, che il Poeta esprime mettendo gioia e malinconia, quello che il suo animo suggerisce...

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